“Perché per me il vivere è Cristo, e il morire guadagno.”
(Filippesi 1:21)
Ma chi è quel pazzo che ha fatto queste affermazioni, mi direte; ebbene tutto era l’apostolo Paolo tranne che pazzo.
Paolo aveva invece capito e ricevuto il messaggio dell’evangelo in maniera talmente completa da poter fare, nel pieno possesso delle sue facoltà intellettive, queste straordinarie affermazioni.
C’è un posto in fondo al cuore di ogni uomo nel quale giacciono irrisolti tutti gli angosciosi enigmi esistenziali: Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo? C’è qualcuno nell’universo? A che scopo esistiamo? ecc…; enigmi, questi, ai quali molti hanno azzardato delle risposte; risposte il più delle volte folcloristiche, e comunque…..sempre deludenti.
Enigmi che molto spesso turbano la quiete di quanti cercano ma non trovano risposte soddisfacenti, perché rimane in loro una sottile ma pur persistente consapevolezza che fintano che tali enigmi non troveranno risposte significative, neppure la loro esistenza potrà avere un significato vero. Nascere, crescere, studiare, lavorare, mettere su famiglia, avere dei figli; il tutto condito con molta sofferenza e troppe delusioni, per poi…….morire e finire, credetemi, non è un gran che di significato.
Ebbene, Paolo aveva trovato in Cristo le risposte a tutti gli enigmi della sua vita, la quale venne così riempita di un significato eterno; vita salvata dalla melma immonda del peccato, ed introdotta nella realtà gloriosa del Creatore di tutte le cose, nel quale dimorano tutte le risposte.
Si capisce che per lui vivere era Cristo. Ma la morte, perché un guadagno?
In Cristo la morte non è più il simbolo del castigo e della punizione eterna bensì una bara vuota; è il simbolo di un grave pericolo….ma che non fa più paura, perché scampato!
In Cristo la morte altro non è che l’ultimo atto terreno di una vita già celeste, che viene per sempre, liberata dalla imperfezione, per entrare nella gioia.
Questo è un gran guadagno e Paolo non era un pazzo!