Nella Parola di Dio troviamo delle interessanti figure che presentano vari aspetti dell’essere cristiani. Queste figure ci aiutano a comprendere meglio chi siamo, come vivere la nostra condizione di cristiani, cosa siamo chiamati a fare e come fare ciò a cui siamo chiamati.
Oggi vedremo 4 di queste figure. Ho associato ogni figura ad un campo d’azione specifico così come mi sembra venga fatto anche dalla Parola.
1) Soldato – associato al servizio cristiano
Rispetto al servizio cristiano la Parola di Dio ci invita a guardare alla figura del soldato, anzi del buon soldato, per cogliere delle indicazioni utili a sapere come svolgere un efficace servizio.
Paolo scrive a Timoteo due epistole con lo scopo di incoraggiarlo nel suo servizio missionario oltre che per dargli istruzioni su come gestire la chiesa in vari aspetti. In alcuni tratti è una lettera molto personale come i primi due capitoli della 2^ Timoteo.
In questi due capitoli Paolo esorta Timoteo ad affrontare con coraggio e senza vergogna il suo servizio per il Signore, nella testimonianza del vangelo, confidando nella potenza di Dio, affrontando sofferenze ed avversità, guardando alla vita eterna custodita in Cristo per la quale causa vale la pena accettare queste sofferenze.
I primi 4 vrs. di 2^ Timoteo ci presentano la prima delle figure che vogliamo esaminare insieme:
2Tm 2:1-4 Tu dunque, figlio mio, fortificati nella grazia che è in Cristo Gesù, 2 e le cose che hai udite da me in presenza di molti testimoni, affidale a uomini fedeli, che siano capaci di insegnarle anche ad altri. 3 Sopporta anche tu le sofferenze, come un buon soldato di Cristo Gesù. 4 Uno che va alla guerra non s’immischia in faccende della vita civile, se vuol piacere a colui che lo ha arruolato.
…ancora in 1^ Corinzi troviamo un altro riferimento…
1^ Corinzi 9:7 – Parlando del suo servizio cristiano come apostolo e rivendicando alcuni suoi diritti e libertà, Paolo ad un certo punto dice: Chi mai fa il soldato a proprie spese?
Caratteristiche prese in prestito dalla figura del buon soldato
– Reso forte dalla grazia. Il soldato deve essere forte e fortificato da mezzi che gli consentiranno di vincere. Nessun servo di Dio può accostarsi al servizio debole sprovvisto e pauroso, perderà certamente. Punto di partenza fondamentale dunque è una fede radicata nella grazia che è in Cristo Gesù.
Se il soldato tradizionale trae forza dalla sua conoscenza delle arti militari dalla capacità di utilizzo delle armi a sua disposizione, il soldato cristiano è fortificato nella grazia che è in Cristo Gesù. Il soldato cristiano trova la sua forza, la sua energia, la sua determinazione per compiere il servizio, anche in mezzo a sofferenze ed avversioni di vario genere, nella volontà di Dio di sostenere i suoi ed equipaggiarli di tutto il necessario per vincere le battaglie che affronterà. La garanzia di questo è Cristo, il dono che la grazia di Dio ha fatto all’umanità perché esso vincesse sul peccato, sul male e sulla morte (Rom. 8:37 …siamo più che vincitori in virtù di Colui che ci ha amati).
– Il buon soldato sopporta le sofferenze – nel servizio spesso ci si accompagnerà alle sofferenze ed il buon soldato non si deprime irreversibilmente, non abbandona, non rinuncia, regge lo scontro e sopporta. Innumerevoli sono i motivi di sofferenza dall’opposizione del mondo, alle avversità della vita fino a contrasti a volte interne alla chiesa come a volte accade e per il quale Paolo pure istruisce Timoteo. Il buon soldato sopporta forte nella grazia che è in Gesù Cristo.
– Il buon soldato non si immischia delle faccende della vita civile (Lett.: impigliare – avviluppare). Non si lascia coinvolgere nelle cose della vita fino al punto di smettere di essere soldato. Il soldato cristiano che si lascia avviluppare dalle faccende della vita non compirà un buon servizio e non sarà un servo utile alla causa.
– Il buon soldato ovviamente ha un superiore, un comandante supremo, che lo ha arruolato e gli ha affidato delle missioni da compiere. Il buon soldato non combatte per conto suo ne battaglie di suo interesse o piacere personale. Il buon soldato cerca gli ordini del suo superiore e li esegue pedissequamente. Inoltre, un buon soldato, che è fiero di far parte di quell’esercito, cerca in tutti i modi di piacere al suo comandante ed alla nazione per la quale combatte. Il piacere di fare qualcosa a qualcuno può nascere solo per una ragione buona: l’amore. Così il buon soldato cristiano vuole piacere a Gesù in risposta all’amore di Gesù per lui. Il buon soldato è fiero di appartenere all’esercito del regno dei cieli e vuole ubbidire al suo capo e vuole compiacergli in ogni cosa.
– Il buon Soldato ha il diritto di essere mantenuto….e se non ci bada nessuno ci baderà il Signore.
2) Atleta – associato alla crescita e consacrazione spirituale
La figura dell’atleta e quella del soldato in alcuni casi si sovrappongono e potrebbero essere usate indifferentemente sia per il servizio che per la crescita personale. Personalmente vedo la figura del soldato molto affine al servizio e quella dell’atleta molto affine alla crescita.
Dunque rispetto alla crescita spirituale la Parola di Dio ci invita ad osservare la figura dell’atleta per cogliere interessanti insegnamenti e consigli da seguire.
In questi passi troviamo i riferimenti biblici che ci interessano:
1 Cor. 9:24 Non sapete che coloro i quali corrono nello stadio, corrono tutti, ma uno solo ottiene il premio? Correte in modo da riportarlo. 25 Chiunque fa l’atleta è temperato in ogni cosa; e quelli lo fanno per ricevere una corona corruttibile; ma noi, per una incorruttibile. 26 Io quindi corro così; non in modo incerto; lotto al pugilato, ma non come chi batte l’aria; 27 anzi, tratto duramente il mio corpo e lo riduco in schiavitù, perché non avvenga che, dopo aver predicato agli altri, io stesso sia squalificato.
Fili 3:14 corro verso la mèta per ottenere il premio della celeste vocazione di Dio in Cristo Gesù.
2Tm 2:5 Allo stesso modo quando uno lotta come atleta non riceve la corona, se non ha lottato secondo le regole.
2 Timoteo 4:6 Quanto a me, io sto per essere offerto in libazione, e il tempo della mia partenza è giunto. 7 Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho conservato la fede. 8 Ormai mi è riservata la corona di giustizia (fedeltà nel servizio) che il Signore, il giusto giudice, mi assegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti quelli che avranno amato la sua apparizione.
La vita cristiana non è un inizio sfavillante, un punto intermedio così così ed una fine inguardabile. La vita cristiana, vera, è un continuo essere in corsa per riportare il premio, cioè per realizzare la piena benedizione riposta nell’essere figli di Dio che si coronerà della corona della vita eterna promessa a quelli che lo amano Giacomo 1:12. La beatitudine celeste è già promessa ai figli di Dio e si realizzerà pienamente alla fine della corsa.
Apro una brevissima parentesi per sottolineare che in questi passi, come in tanti altri passi della Bibbia, non c’è il concetto di una salvezza che possa essere ottenuta o perduta correndo bene, operando bene o come frutto di sforzi umani, perché la salvezza è inequivocabilmente il dono di Dio mediante la fede in Cristo Gesù e non è in virtù di opere (Efesini 2:8). Piuttosto il concetto espresso in questo come in altri brani analoghi è quello del cristiano autentico rispetto a quello non autentico. Il cristiano autentico è quello che corre la corsa fino alla fine, che non si ferma per strada, che non rinuncia, che si santifica, che combatte il buon combattimento, che non rinnega il Signore, ecc…. . Il cristiano non autentico è come quello della parabola del seminatore dove possiamo parlare di cristiano autentico solo nel caso di colui che riceve il seme nel terreno fertile e in nessuno degli altri casi presentati nella parabola.
Caratteristiche prese in prestito dalla figura dell’Atleta
– L’atleta corre per vincere ed ottenere il premio – L’atleta guarda al premio come il cristiano deve guardare alla realizzazione della piena benedizione riposta in Cristo. Quando si distrae da questo obbiettivo glorioso ecco che si perde di vista i valori alti e si smarrisce sulla terra alla ricerca di soddisfazioni di serie b perdendo il senso di quello che lui è profondamente per la grazia di Dio.
– L’atleta è temperato in ogni cosa – riguarda l’atteggiamento interiore. La crescita avverrà solo se sapremo dominarci, autocontrollarci; se sapremo sottoporre la nostra mente ed il nostro corpo alle aspettative del Signore confidando nel Suo sostegno ed aiuto.
– L’atleta non lotta in modo incerto – l’atleta temperato non lotta a vuoto e senza obbiettivi da “colpire”.
– L’atleta tratta duramente il corpo e lo riduce in schiavitù – come l’atleta sottopone il proprio corpo a duri allenamenti per tirare fuori il massimo delle prestazioni così l’atleta cristiano sottopone il suo corpo ad un severo controllo perché possa vincere nell’ubbidienza e nella crescita e possa resistere alle tentazioni che vorrebbero squalificarlo, cacciarlo dalla corsa facendogli perdere il premio.
– L’atleta segue le regole – in ogni sport ci sono delle regole ben precise e basta violarne una per essere squalificati. L’atleta cristiano ha la Parola di Dio che lo istruisce in ogni cosa e lo forma perfettamente per esser coerente con la volontà di Dio. Troppe eccezioni si sono impossessati dei credenti, troppi casi particolari per i quali si dovrebbe derogare dalla verità chiara ed inequivoca. L’atleta cristiano non cerca mezzucci per aggirare le regole e fare in fondo ciò che più gli piace, ma con la coscienza a posto….secondo lui.
– Fine corsa – la corsa finisce, il combattimento anche, solo il credente autentico rimane in piedi e vince.
3) Ambasciatori – associato all’evangelizzazione
Rispetto all’evangelizzazione siamo chiamati a vedere alla figura dell’ambasciatore. È una figura molto interessante e pian di significato.
Brani che ci presentano questa figura:
2 Corinzi 5:17 Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate: ecco, sono diventate nuove. 18 E tutto questo viene da Dio che ci ha riconciliati con sé per mezzo di Cristo e ci ha affidato il ministero della riconciliazione. 19 Infatti Dio era in Cristo nel riconciliare con sé il mondo, non imputando agli uomini le loro colpe, e ha messo in noi la parola della riconciliazione. 20 Noi dunque facciamo da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro; vi supplichiamo nel nome di Cristo: siate riconciliati con Dio. 21 Colui che non ha conosciuto peccato, egli lo ha fatto diventare peccato per noi, affinché noi diventassimo giustizia di Dio in lui.
Caratteristiche prese in prestito dalla figura dell’ambasciatore
– Cittadini di uno stato diverso da quello in cui si soggiorna temporaneamente. I credenti sono cittadini del regno dei cieli. Non appartengono al mondo e non devono occuparsi più di tanto di questo mondo, non devono radicarsi in questo mondo, non è il loro posto.
– Ai credenti è stata affidata la parola di riconciliazione. Nel regno dei cieli c’è posto e molti non vi sono ancora entrati. I credenti sono coloro che devono portare l’ambasciata della riconciliazione con Dio.
– Dio esorta per mezzo nostro – Come l’ambasciatore è la voce e la rappresentanza di uno stato straniero in terra straniera così i credenti sono la voce di Dio in terra straniera ed in conflitto con Dio, una voce di riconciliazione. Non dobbiamo andare in capo al mondo, o fare chissà cosa, dobbiamo fare da ambasciatori in ogni posto dove la vita ci porta è li dove Dio ci chiama ad annunciare riconciliazione.
– L’ambasciatore gode di particolari protezioni e diritti. Noi in quanto ambasciatori siamo custoditi e tutelati dal nostro Signore e non dobbiamo temere.
4) Pellegrini – stranieri – associato alla speranza futura del cristiano
Eb 11:13 Tutti costoro sono morti nella fede, senza ricevere le cose promesse, ma le hanno vedute e salutate da lontano, confessando di essere forestieri e pellegrini sulla terra.
1P 2:11 Carissimi, io vi esorto, come stranieri e pellegrini, ad astenervi dalle carnali concupiscenze che danno l’assalto contro l’anima,
Caratteristiche prese in prestito del Pellegrino e Straniero
– Il cristiano è uno straniero in terra straniera, in una terra dove è solo pellegrino, uno di passaggio. Questo ci fa chiaramente capire quanto poco il cristiano deve attaccarsi a questa terra; quanto minimo deve essere il suo aggrapparsi a ciò che deve lasciare e che, ahimè, troppe volte gli occupa la maggior parte delle energie, tempo, e progetti.
Sarebbe bello se la nostra risposta a queste indicazioni chiare della Parola di Dio fosse una risposta decisa a rispondere alle aspettative di Dio per le quali siamo anche stati perfettamente equipaggiati.