Il termine Bibbia (deriva da un plurale greco, Biblìa, e vuol dire Libri) designa il complesso di vari libri sacri, sessantasei in tutto, scritti da circa quaranta autori appartenenti ad ogni ceto sociale (tra essi si contano pescatori e mandriani, sacerdoti e re, alcuni autori restano ignoti), attraverso un periodo di quindici secoli.
Sotto questo profilo la Bibbia è un libro assai speciale ed unica, in quanto che, pur composta da così tanti autori, anche molto diversi tra loro, ed in un lasso di tempo così ampio, essa presenta una straordinaria unità di pensiero che ci indica in modo incontrovertibile come un unica mente abbia ispirato la stesura e la compilazione dell’intera serie di libri.
Composizione
Questa biblioteca divina è composta di due parti: Antico e Nuovo Testamento o Patto; queste espressioni derivano dalla Bibbia stessa (Geremia 31:31-33; Matteo 26:28). Patti, come si vede, fermati da Dio con l’uomo.
L’Antico è il patto della Legge, ossia che si fondava sulla Legge che Dio diede al popolo Ebreo (ma che per molti versi, coinvolge tutta l’umanità prima di Cristo [Romani 2:1-16]).
Il Nuovo è il patto della Grazia, ossia quello che si fondava non più sulla capacità dell’uomo di ubbidire alla legge di Dio bensì sulla infinita misericordia di Dio, il quale concede grazia al peccatore immeritevole.
Dei sessantasei libri che compongono la Sacra Bibbia, trentanove appartengono all’Antico Testamento, e sono scritti quasi interamente in ebraico; gli altri ventisette formano il Nuovo Testamento, e sono scritti in greco.
I libri della Sacra Bibbia, benché differiscano per l’età in cui furono composti. Per il contenuto e per lo stile, dichiarano lo stesso sistema di verità in una progressiva rivelazione di Dio.
La Bibbia, come il Salvatore che essa ci presenta, Gesù Cristo, è di carattere divino-umano. Cosi la Parola scritta come la Parola che era nel principio con Dio e in Dio (Giovanni 1:1) si fecero carne per abitare tra gli uomini.
Nella Bibbia la verità eterna di Dio passò attraverso le facoltà mentali dei profeti e degli apostoli, e si tradusse in linguaggio umano “…Nessuna profezia della Scrittura procede da vedute particolari; poiché non è dalla volontà dell’uomo che venne mai alcuna profezia ma degli uomini hanno parlato da parte di Dio, perché sospinti dallo Spirito Santo” (1^ Pietro 1:20-21).
La Bibbia è una sinfonia meravigliosa, composta da tante note diverse sapientemente messe insieme, attraverso la quale Dio fa giungere all’uomo il dolce suono della sua voce piena d’amore.
Ordine dei libri
Antico Testamento: L’ordine ebraico differisce molto dal nostro. Il Nuovo Testamento accenna ad una divisione dell’Antico in “Legge e Profeti” (Matteo 11:13; 22:40; Atti 13:15 ecc…), la quale espressione era certamente un modo popolare di designare l’intero libro. Altrove troviamo “La legge, i Profeti ed i Salmi” (Luca 24:44).
Gli Israeliti dividevano le loro Sacre Scritture in;
- a) la Legge, cioè i cinque libri di Mosè, detti anche il Pentateuco;
- b) i Profeti, divisi in “Profeti anteriori”, vale a dire Giosuè, Giudici, 1^ e 2^ Samuele, 1^ e 2^ Re, ed in “Profeti posteriori”,i quali a loro volta si suddividono in “Profeti maggiori”, cioè Isaia, Geremia ed Ezechiele, ed i “Profeti minori” da Osea in poi, in numero di Dodici;
- c) gli Scritti Sacri o Agiografi, i quali comprendono i Salmi, i Proverbi, Giobbe; il Cantico dei Cantici, Ruth, le Lamentazioni, L’Ecclesiaste, Ester, Daniele, Esdra, Nehemia, 1^ e 2^ Cronache.
Questo è l’ordine in cui i libri sono posti nelle Bibbie ebraiche. La divisione cristiana invece in libri Storici; Poetici e Profetici fa riferimento al contenuto.
Nuovo Testamento si divide nei:
a) Vangeli, Matteo, Marco, Luca e Giovanni.
b) Atti degli Apostoli.
c) Epistole, sia Paoliniche sia Cattoliche (termine che significa “Universali”), quest’ultime, di Giacomo, di Pietro, di Giovanni, di Giuda, sono chiamate così in quanto non erano rivolte ad una Chiesa o ad un individuo in particolare.
d) Apocalisse
Traduzioni e breve storia dei testi
Tante le traduzioni che si sono succedute nella storia; un posto d’onore lo ha la traduzione greca dell’Antico Testamento detta dei Settanta che risale all’incirca tra il 285 ed il 246 a.C ed era utilizzata dagli Ebrei di lingua greca e dai primi cristiani. Questa traduzione è stata la base di partenza per tutte le successive traduzioni e revisioni.
Per il Nuovo Testamento, i manoscritti in nostro possesso sono migliaia e non solo degli autori greci classici, ma pure moltissimi manoscritti in latino, siriaco, egiziano, ecc…
Il canone attuale risale in via ufficiale al 397 d.C. quando il concilio di Cartagine approva la lista dei libri identica al nostro Nuovo Testamento.
L’intera Bibbia ebraica, detta “Masoretica” cioè dal testo punteggiato, accentato e vocalizzato da una compagnia di eruditi Giudei, i Masoreti, vissuti tra il sesto ed il dodicesimo secolo a Tiberiade e Tsorea nella valle dell’Eufrate (fino ad allora, il testo Ebraico era scritto senza punteggiatura e senza vocali), fu stampata la prima volta nel 1488; una seconda edizione apparve nel 1494. Su questa Lutero fece la sua traduzione.
Il Nuovo Testamento Greco fu stampato, invece, la prima volta nel 1514 come parte della Bibbia Poliglotta Complutense.
Le altre traduzioni sono: Malermi nel 1471 sopra la Volgata Latina; Bruccioli nel 1530; revisione del Marmocchini nel 1538; Rustici nel 1562; Diodati nel 1607; Martini nel 1779 sopra la Volgata Latina; Tommaseo nel 1866 solo i vangeli; Revel nel 1881 solo Nuovo Testamento scrupolosamente fedele all’originale Greco. Fra le più moderne traduzioni rispondenti alle esigenze della lingua Italiana quale è attualmente parlata troviamo la versione riveduta del Luzzi, del Sales, del Tintori e del Rossi.
Tutte queste traduzioni non si basano sugli scritti autografi, cioè, sugli scritti originali degli autori biblici, ma su copie manoscritte di essi, o parte di essi, che sono giunte fino a noi. Di queste copie manoscritte ne sono giunte circa 2000 per l’Antico Testamento e 3200 per il Nuovo, il che è un vero e proprio miracolo se consideriamo almeno tre fatti importanti:
1) Per quanto riguarda il Vecchio Testamento è quasi certo che i Giudei contribuirono in maniera considerevole alla distruzione dei più antichi manoscritti. Se è vero, infatti, che quello che si fa oggi tra gli Israeliti si è sempre fatto, ed è certo che si è fatto, la scomparsa di questi manoscritti si capisce. Tra i Giudei è di regola distruggere tutti i manoscritti non più adatti all’uso religioso, perché non cadano in mano ai profani; e ci vuole poco perché un manoscritto venga dichiarato fuori uso, bastano tre errori di copiatura oppure alcune lettere sbiadite perché questo avvenga; e così i manoscritti più antichi, fino al 1947, in nostro possesso, erano datati solo intorno all’anno 1000 D.C.. Il 1947, però, accade qualcosa di straordinario, presso il Mar Morto a Qumran, infatti, dei beduini entrando in alcune grotte scoprirono manoscritti contenenti frammenti di quasi tutti i libri dell’Antico Testamento risalenti a 1000 anni indietro a quelli del fino ad allora conosciuti, quindi al 1° secolo d.C. (frammenti che hanno confermato il modo accurato in cui gli ebrei erano soliti copiare e trasmettere i testi) deponendo una grossa ipoteca a favore dell’attendibilità del testo. Per il Nuovo Testamento, invece, i manoscritti più antichi risalgono al terzo secolo D.C., ne viene un fatto singolare, e cioè, che fino al 1947 i manoscritti a noi noti del Nuovo Testamento erano assai più antichi di quelli ebraici a noi noti dell’Antico Testamento.
2) Antioco, nel 168 A.C. dichiarò guerra a morte ai libri della Legge, e quanti ne poté scovare tanti ne buttò nel fuoco. Anche per quanto riguarda il Nuovo Testamento bisogna considerare che le persecuzioni infuriarono non soltanto contro i cristiani, ma tentarono anche di distruggere interamente gli scritti sacri dei seguaci del Nazareno. Il Nuovo Testamento ha trovato in Diocleziano l’equivalente di Antioco per l’Antico Testamento. Guarda caso finita la persecuzione cominciano ad apparire le copie manoscritte che poi sono giunte sino a noi.
3) Il materiale prevalentemente usato dai traduttori Greci dell’Antico Testamento e dagli scrittori del Nuovo Testamento fu il papiro, un materiale altamente deperibile e che difficilmente avrebbe superato le intemperie del tempo anche atmosferico. I papiri in nostro possesso sono infatti provenienti, quasi esclusivamente da zone desertiche, dove l’assoluta assenza di piogge e la sabbia ne favorivano la conservazione.
Le copie manoscritte dagli scribi (questo era infatti il modo in cui venivano diffusi i libri e gli scritti nell’antichità) sono state successivamente raccolte in codici (controlla codici) (7 i più importanti: di Beza, Alessandrino, di Efrem, Sinaitico, Vaticano, il manoscritto Freer, ed il manoscritto Koridethanus risalenti ai primi secoli D.C.) a disposizione dei traduttori.
La storia della Bibbia è la storia di un libro tanto amato quanto odiato e in ogni modo avversato; ma più lo si metteva a tacere più riusciva a trovare nuove e più forti energie per diffondersi sino ad arrivare oggi ad essere il libro più tradotto del mondo, più conosciuto del mondo e più letto del mondo.
La Bibbia, però, non ha dovuto combattere solo contro i nemici ma ha dovuto combattere anche contro gli “amici”, contro il potere religioso che ha cercato per secoli di imbrigliarne la potenza, sottomettendola alla propria autorità anziché sottomettersi essa alla autorità della Parola di Dio. La Parola di Dio, però, non conosce ostacoli e vince tutto ciò che le si oppone, e ancora oggi prende per mano milioni di persone e con forza tutta divina, li guida alla vittoria sul peccato, alla vittoria sui mali dell’anima, e li introduce alla conoscenza del loro Creatore.
Ad ogni buon conto, dopo questo breve excursus, chiudiamo dicendo che non sarà mai ne la storia ne l’archeologia ad accreditare la Bibbia come Parola di Dio; ma ciò che la imporrà come Parola di Dio sarà l’azione di convincimento interiore che essa produrrà, certamente, nel cuore sincero ed umile, di colui che metterà nella Bibbia la sua fiducia.
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